Dal 2019 gli amministratori di condominio avranno un albo o un registro pubblico, perché verrà presentato un disegno di legge per istituirlo, anche al fine di dare più dignità e tutela alla professione.
Il sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone, a cui sono state conferite le deleghe per le professioni, è deciso infatti a portare avanti la questione del registro degli amministratori di condominio.
Come spiegato dallo stesso Marrone “… Il nostro obiettivo è quello di dare tutele a questa professione. Infatti, è allo studio la costituzione di un registro o di un albo per il comparto, in modo da definire regole e compiti precisi“.
Il disegno di legge si occuperà anche dei controlli dei registri, che dovranno essere effettivi ed effettuati dalla Giustizia.
Si interverrà anche sulla formazione. Le 72 ore di corso previste dalla maggior parte dei corsi per amministratori condomino sono ritenute insufficienti per formare adeguatamente un professionista, per cui si studieranno e predisporranno maggiori controlli affinché i corsi, ma anche i formatori e i direttori scientifici siano all’altezza della nuova figura professionale che si vuole configurare.
Il sottosegretario alla Giustizia, in una intervista rilasciata nel mese di agosto 2018, ha dichiarato:
Vi è l’intenzione di istituire, presso il ministero della Giustizia, un Registro pubblico degli amministratori condominiali e/o immobiliari che, oltre a contenere i dati anagrafici di ogni amministratore, comprenda i dati relativi al regime fiscale con cui opera nonché l’elenco degli immobili amministrati e infine i riferimenti dell’Associazione di categoria o l’Ente presso i quali ha frequentato i corsi annuali di formazione e/o aggiornamento obbligatori (che, nello specifico, dovranno essere indicati nel medesimo Registro) in base al Dm 140/2014. È chiara la volontà di rendere certe e accertabili la formazione e le competenze professionali dei singoli amministratori e, allo stesso tempo, di frenare il fenomeno dell’esercizio abusivo dell’attività e la conseguente evasione fiscale.
Se l’iniziativa è lodevole, è di auspicio che non si tratti solo di balzelli burocratici, come peraltro potrebbe essere vista la quasi impossibilità per lo Stato di controllare tutti gli amm.ri condominiali italiani, e soprattutto i non professionisti sedenti nel condominio, visto il numero elevatissimo dei medesimi.
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TEAMACAI
Buongiorno, avrei due domande:
1. l’amministratore ha l’obbligo di essere iscritto ad un albo verificabile?
2. L’amministratore ha l’obbligo di accettare pagamenti con pos o carta di credito? A quanto ne so è in vigore da qualche anno una legge che obbliga i professionisti ad accettare i pagamenti con carte elettroniche.
Grazie
Egr. Utente,
queste le ns. risposte:
1. al momento ancora no; ma legga l’articolo in commento per maggiori informazioni.
2. teoricamente si, ma questo non accade mai; infatti, i condomini non lo pagano mai direttamente, perché pagano solo le quote condominiali; poi è lui stesso che paga se stesso, per cui il problema non si pone mai.
Migliori Saluti
avv. Danilo Corona
Salve, praticamente l’amministratore (soggetto finora non obbligato ad essere iscritto ad alcun albo) maneggia i contanti dei condomini che sono così costretti a loro volta a dotarsi di contanti, in beffa a tutte le indicazioni di legge. E poi ci meravigliamo quando fatti di cronaca ci dicono che gli amministratori scappano con i soldi dei condomini. E’ evidente che qualcosa non va in tutto questo, tanto più che la moderna tecnologia consentirebbe di collegare un solo POS a duecento conti correnti. Come si fa a limitare l’utilizzo dei contanti, con tutte le problematiche connesse, se le stesse associazioni di categoria fanno spallucce?
Egr. Utente,
Lei ha fatto una domanda solo sul POS, e Le abbiamo risposto.
I condomini sono liberi di pagare con modalità tracciate (assegno, bonifico, mav, bollettino freccia, etc.), il risultato è lo stesso del pagamento con POS.
I nostri associati amm.ri sono inviatati tutti a non ricevere più contanti oramai da tempo; l’incasso di contanti infatti è attività che costringe l’amm.re a lavorare il doppio senza avere alcun beneficio.
Del resto, se l’amm.re è infedele farà sparire il danaro dal c/c, per cui il problema non è se pagare o meno col POS, con assegno, con mav o altro.
Il problema è capire che la scelta dell’amm.re è cosa seria, e che non ha senso oggi cercare di risparmiare qualche euro al mese per scegliere un emerito sconosciuto da un punto di vista professionale!
Migliori Saluti
avv. Danilo Corona