E’ la vera nuova emergenza degli animali che vivono in condominio, ed allo stesso tempo il nuovo tormentone che fa scattare i litigi tra i condomini che hanno animali e quelli che non li hanno, anzi spesso sono proprio insofferenti alla presenza di cani e gatti nei condomini.
Stiamo parlando degli animali che vivono perennemente sul balcone di casa.
Da un sommario conteggio sono circa un milione gli animali (cani di piccola e media taglia, gatti, conigli, cavie ed altri animaletti domestici) che vivono prevalentemente confinati nel balcone di casa. E di questi almeno 400.000 sono tenuti in condizioni che molto spesso sfiorano il maltrattamento.
Quasi sempre si tratta di animali tenuti in maniera assolutamente irrazionale, costretti a vivere in piccoli spazi, confinati sui balconi e non vengono mai fatti entrare in casa.
Non mancano addirittura i casi (specialmente per i cani di grossa taglia) che la presenza costante sul balcone si trasformi in un vero e proprio supplizio per l’animale, che ovviamente si lamenta ed abbaia innescando di fatto i litigi tra i vicini, anche se il primo a soffrire è proprio l’animale.
Statisticamente, su cento segnalazioni che arrivano una trentina riguardano cani che vivono sul balcone, e di questi almeno la metà sono tenuti in condizioni disastrose per non dire di vero e proprio maltrattamento.
Una quarantina le telefonate che segnalano gatti costretti a vivere perennemente sul balcone e anche in questo caso molti sono di fatto maltrattati, le altre telefonate riguardano altri animali.
All’ordine del giorno sono poi i litigi tra i condomini, specialmente coloro i quali vivono sotto i balconi-casa di fido e micio, che si lamentano in quanto il cane o il gatto urina sul balcone sottostante, ma sopratutto perché i padroni spesso non puliscono.
Spesso le autorità di P.S. che intervengono sono costrette a chiamare un veterinario dell’ASL, e si può arrivare al sequestro dell’animale ed alla denuncia alla Procura della Repubblica.
Il maltrattamento di animali, in diritto penale, è infatti un reato.
Esso è previsto dall’art. 544-ter del codice penale ai sensi del quale: “1. Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5 000 euro a 30 000 euro. 2. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. 3. La pena è aumentata della metà se dai fatti cui al primo comma deriva la morte dell’animale.“
(9 m.ti w-l)
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